Viaggio pittorico e pittoresco in Sicilia – Ispica si presenta ai viaggiatori con una Carta Artistica illustrata da Guglielmo Manenti

“La Sicilia, che gli antichi poeti hanno cantato come terra del mito, perché offriva accanto ai grandi fenomeni naturali le prime testimonianze delle arti, è uno dei paesi d’Europa più interessanti, più degni di essere descritti nei particolari”.

Sono le parole che troviamo nel Voyage Pittoresque des Isles de Sicile, de Malta et de Lipari di Jean Houël, artista e scrittore, e allo stesso tempo il viaggiatore più appassionato in terra di Sicilia, tappa fondamentale del Grand Tour, il viaggio di istruzione che giovani aristocratici europei, carichi di cultura e predisposti alle forti emozioni dell’avventura, facevano a completamento della propria formazione prima di entrare in società.

Un viaggio nella terra del mito, dove risuonano forti gli echi della cultura greca; crocevia nel Mediterraneo: terra di dominazioni che l’hanno resa complessa per bellezze archeologiche e architettoniche, per usanze e tradizioni, variopinta nel folclore, generosa nella natura che esplode incontaminata, possente e misteriosa. Una visione minuziosa di vibrante bellezza emerge dai libri di viaggio e dalle tavole, dalle incisioni, dalle acquetinte dei viaggiatori di ‘700 e ‘800. Lo stesso Houël asseriva: “Avvaloro i miei disegni con i miei scritti e confermo i miei scritti con i miei disegni”.

Dai taccuini di viaggio degli appassionati protagonisti del Grand Tour sono nati testi di letteratura odeporica, la letteratura di viaggio compendiata da magnifiche illustrazioni, opera degli stessi autori-viaggiatori. Oltre a svolgere una funzione di reportage, tali opere erano destinate ad affascinare, a incuriosire e guidare altri nell’avventuroso viaggio. Elementi questi ultimi che fecero della Sicilia una delle mete più rinomate tra i viaggiatori europei.
Riallacciandosi a questo filone letterario e ai sentimenti che lo animarono, la casa editrice Kromato Edizioni ha ideato la nuova Carta Artistica della città di Ispica.

Interamente illustrata da Guglielmo Manenti, pittore e illustratore sciclitano, si offre al visitatore come il taccuino di un viaggiatore che scopre luoghi e ne disvela il fascino. Un viaggio per immagini che si carica dell’intensità dell’occhio, che osserva e si stupisce, e della mano, che scorre a tratteggiare su un foglio bianco il carico di un’esperienza che investe la completezza dei sensi. Un viaggio iniziatico nei meandri dell’ignoto, dove la scoperta apre slarghi allo stupore e si lascia scolpire dalla meraviglia.

“La serenità del cielo, la bellezza della campagna, una certa esaltazione della mia fantasia come stregata da un tale spettacolo, mi richiamarono alla mente i tempi in cui nelle campagne era possibile incontrare gli déi” (J. Houël).

Bellezza dei luoghi, quindi, ed esaltazione della fantasia hanno condotto anche la mano esperta di Manenti nella raffigurazione dei luoghi d’interesse della città attraverso tavole coloratissime, calde del sole giallo del Sud. Lo spettacolo della visione toglie alla rappresentazione ogni elemento didascalico. Il visitatore è accompagnato dentro un’atmosfera, sia che a suggerirla sia uno splendido edificio liberty, sia che si tratti di una chiesa rupestre, avvolta dal manto della macchia mediterranea, sia che ci si ritrovi davanti alla spettacolare manifestazione di fede della Settimana Santa. Il tutto accompagnato da parole, misurate, a indicare nomi, a raccontare storie e sottolineare peculiarità.
Federica Blandizi, che ha curato i testi, si è posta dal punto di vista dell’osservatore curioso, amante dei racconti e dei miti fondativi.

Al viaggiatore contemporaneo, viaggiatore assiduo che solca i cieli, agile a muoversi nella molteplicità degli itinerari, si offre una guida meditata, che chiede che lo sguardo si posi sul dettaglio, che si accolga un’indicazione e che ci si lasci immergere in un’atmosfera.

Infondo una restituzione, un gesto di gratitudine verso quei viaggiatori che, al pari di Houël, hanno amato la Sicilia, la quale nei loro riguardi, come scrive lo stesso Houël: “… usò gentilezza, abituale in Sicilia nei confronti degli stranieri, quella cioè di far loro dei doni”. Espressione della sacralità dell’hospes di matrice greca, oltre che segno distintivo di un’isola che, per destino geografico, ha sviluppato un’attitudine storica al confronto, alla condivisione, alla mescolanza. Ma anche al ricominciamento e alla ricostruzione.

I viaggiatori del ‘700 trovarono una Sicilia che si riprendeva dal grande sisma del 1693. Inevitabilmente, nei loro racconti così come nella Carta della città di Ispica, viene riportato questo evento, che ha tracciato un prima e un dopo nella storia delle comunità, ma anche nell’urbanistica e nell’architettura.

La storia della città inizia dall’antica Spaccaforno, dalla Cava, “un vasto burrone scavato dalle acque nel seno della roccia fino a una profondità notevole” (J. Houël), abitata dall’Età del Bronzo Antico e fino allo sconvolgimento sismico. Ampliamente illustrata dai viaggiatori del Grand Tour, a dominare la Cava era la rupe della “Forza”, su cui si ergevano l’antico Fortilitium e il castello dei principi Statella. Qui tra Cava e Fortilitium, tra popolo e classe nobiliare, hanno avuto origine gli antichi culti che ancora oggi infervorano gli animi e riempiono di pathos e di esultanza i riti della Settimana Santa.

Lo stesso Houël vi dovette assistere, tanto che leggiamo nei suoi scritti: “Vi si celebra il giovedì Santo con pompa singolare. Il protagonista della festa è il Gesù Cristo flagellato. Essendo quel giorno l’ultimo della Quaresima, il popolo si abbandona ad eccessi di gioia al limite dell’incredibile”.

Al viaggiatore contemporaneo vengono offerti ulteriori scorci, suggestioni di un viaggio che si rinnova con i corsi storici: da Palazzo Bruno Di Belmonte, opera dell’architetto Ernesto Basile, l’edificio Liberty più importante della provincia di Ragusa, a Palazzo Antonino Bruno, più vicino al gusto eclettico dell’architettura della seconda metà dell’ ’800.

In questi luoghi, come ebbe a dire Bufalino, “naturaliter cinematografici”, non si poteva non far nota dei film che ne hanno fatto il proprio set: da Divorzio all’italiana di Pietro Germi, a Perduro Amor di Franco Battiato, a Il Commissario Montalbano. Indice di un’iconografia che si evolve e segue il proprio tempo. Ma il Gran Tour della Sicilia non perde il fascino mitologico e naturalistico. Basta ripercorrere il litorale ispicese, dalle dune sabbiose di S. Maria del Focallo sino allo sbocco dell’area protetta di Pantano Longarini, luogo di sosta prescelto da uccelli migratori.

E ancora Punta Ciriga (da Kirkaia akra, Punta di Circe) e i mirabili i faraglioni di Porto Ulisse, dove, secondo fonti antiche, Ulisse approdò ed eresse un tempio ad Ecuba per placarne il fantasma che lo atterriva in sogno. Houël che condusse un viaggio tra l’avventuroso e il magico, tra “trazzere” e “truvature”, si fermò a lungo ad Ispica e in Sicilia, anche perché, come ebbe a scrivere: “Queste brave persone mi accolsero con una bontà e una semplicità veramente commoventi”.

La Carta Artistica della Kromato Edizioni vuole essere un invito ai nuovi viaggiatori a lasciarsi trasportare dall’avventuroso e dal magico che questa terra accogliente è ancora capace di offrire.

Articolo su La Sicilia